La voce delle onde è un romanzo di Yukio Mishima scritto nel 1954. E’ piccolo e delicato come un bocciolo. Come un bocciolo si dischiude lentamente. È la storia di un amore che sboccia. Dal momento in cui spunta la gemma fin quando il fiore mostra orgoglioso tutta la sua bellezza, il romanzo ci risparmia infine di vederlo appassire,questo fiore, lasciandoci nell’ammirazione del suo massimo splendore. Lottiamo con l’idea che questo libro possa essere stato scritto dallo stesso autore di Confessioni di una maschera e dallo stesso uomo che pratico il seppuku invocando il riarmo del Giappone. È la storia d’amore di due adolescenti che vivono in una piccola isola giapponese. Il loro primo sguardo, il loro primo bacio, le loro prove d’amore. Un amore senza sfumature come deve essere il primo amore della vita. Un romanzo senza sfumature come deve essere un romanzo d’amore. Vizio e virtù, bene e male, restano ben separati, come acqua e olio. La sfumatura, il chiaroscuro con cui spesso, in altri testi, Mishima gioca spaesando il lettore, negandogli ogni certezza, qui sono totalmente assenti. Manca quel puntino bianco nel nero e quel puntino nero nel bianco che si vedono nel Tao. Il limite sottile che, altrove in Mishima, divide morale ed immorale, è in questo romanzo una spessa cortina di ferro. È l’amore a prima vista, bello e incondizionato, l’amore a tutti costi raccontato fino all’apice della felicità degli amanti. Questo è stato ciò che ho amato ne La voce delle onde. La volontà e la capacità dell’autore di raccontarci la bellezza dell’amore e solo quella. Indubbiamente è una piccola parte di una storia d’amore, la parte pura, incontaminata e l’autore lo sa bene quando scrive, parlando dei due innamorati ormai fidanzati, nella pagina che chiude il libro: “… Davanti a loro si stendeva l’insondabile oscurità …”. Poi Mishima si ferma, l’oscurità resta solo un presagio. Per ora, permette al lettore di contemplare l’amore perfetto, il resto lo racconterà in altre storie.